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Carlos di sarli

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Pianista, direttore e compositore, Cayetano Di Sarli (il suo vero nome), nacque a Bahía Blanca in provincia di Buenos Aires il 7 gennaio 1903. Fin da bambino coltivò i suoi interessi musicali studiando al Conservatorio Williams, dove suo fratello maggiore, Domingo, era professore.

 

Ad appena 13 anni Carlos iniziò il suo percorso professionale in una sala cinematografica ed in un locale per feste gestito da un amico di famiglia (Mario Manara, italiano come il padre di Di Sarli), nel paese di Santa Rosa de Toay, provincia di La Pampa.

 

Nel 1919 tornò a Bahía Blanca dove formò un gruppo musicale con suo fratello Roque; con questa formazione realizzarono alcune performance nella provincia e più in particolare nella sua città natale.

 

Nel 1923 arrivò a Buenos Aires con suo fratello Nicolás, che era tenore, cominciando a proporsi in diverse caffetterie della capitale e accompagnando alcuni solisti. Inizialmente si lega al musicista Alberico Spatola, direttore della banda della polizia di Buenos Aires, e partente ai Di Sarli. Lo stesso Alberico lo mette in contatto con il bandoneonista Anselmo Aieta per unirsi alla sua formazione. Col tempo, Di Sarli si inserì in diverse formazioni, come quelle di Juan Pedro Castillo “El Rey del Pizzicato”, Alejandro Scarpino (autore del tango “Canaro en París”) e dei fratelli Fortunato e Carmelo Mattino. Infine, approdò nell’orchestra di Osvaldo Fresedo, il quale lo mise alla direzione di una delle sue formazioni, inaugurando il Teatro Fénix del barrio “Flores”.

 

Alla fine del 1927 Di Sarli costituì il suo primo “Sexteto”, chiamando sotto la propria guida i violinisti José Pécora e David Abransky, i bandoneonisti César Ginzo e Tito Landó e il contrabbassista Adolfo Krauss. A se stesso riservò il posto di pianista, oltre che direttore. Di fatto, Carlos Di Sarli fu un pianista talentuoso, forse tra i più importanti nel mondo del tango, e dirisse sempre le proprie orchestre seduto al pianoforte, dal quale dominava la sincronia e l’esecuzione di tutti gli strumenti.

 

Il suo debutto avvenne lo stesso 1928 nel Cabaret Chantecler, ma il suo contratto di lavoro durò per poco, a causa di alcune diatribe con il proprietario del locale. In effetti erano tempi duri per gli impresari ed anche per le orchestre, vista la nascita quasi contemporanea di molte formazioni eccellenti che si facevano una concorrenza spietata. Fu sempre nel 1928, e con questa formazione, che Di Sarli inziò le sue prime incisioni discografiche per la RCA Victor (precisamente il 26 novembre 1928).

 

Nel 1935 collaborò con Juan Cambareri, nel 1937 integrò il “Trío N°1” insieme al violinista Cayetano Puglisi e al bandoneonista Ciriaco Ortíz; lo stesso anno, successivamente, si unì anche a Juan Canaro.

 

Nel gennaio 1939 Di Sarli fa il suo debutto a Radio El Mundo, mentre nel novembre dello stesso anno torna ad incidere per la Victor.
Nelle orchestre composte da Di Sarli passarono eccellenti musicisti ed interpreti del tango, come i violinisti Roberto Guisado, Bernardo Weber, Simón Bajour, Elvino Vardaro, e Adolfo Péreze. Nondimeno, furono i bandoneonisti, tra i quali si citano Roberto Gianitelli, Félix Verdi, Federico Scorticati, Leopoldo Federico, Angel Ramos, Julián Plaza e José Libertella. Al contrabbasso si alternarono Alfredo Sciarreta, Hamlet Greco e Domingo Capurro, mentre le voci di Santiago Devin, Ernesto Famá, Fernando Díaz, Antonio Rodríguez Lesende, Roberto Rufino, Alberto Podestá, Jorge Durán, Oscar Serpa, Mario Pomar e Roberto Florio abbellirono molti dei brani del maestro. Tra le tante opere scritte da Di Sarli, vale la pena menzionare i tanghi “Bahía Blanca”, “Milonguero viejo” (dedicata al suo maestro Osvaldo Fresedo), “Nido gaucho”, “La capilla blanca”, “Porteño y bailarín” e “Verdemar”.

 

Carlos Di Sarli morì nella sua casa di Olivos, in provincia di Buenos Aires, il 12 gennaio 1960, all’età di 57 anni. In diverse occasioni Aníbal Troilo definì l’orchestra di Di Sarli come la migliore nella storia del tango argentino, una definizione da tenere senz’altro in considerazione.

(Traduzione dal testo “La historia del tango vol.2” di Roberto Daus, con aggiunte da TodoTango)

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